
Trullo. Alberobello, 2005
Così avrebbe aggirato il divieto di costruire nuove città senza il permesso del re, e perciò avrebbe imposto la costruzione a secco: per poter consentire la rimozione degli edifici in caso di controlli.
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Trulli. Alberobello, 2005
Tuttavia, anche considerando che la costruzione a secco sia stata imposta dall’Acquaviva ecc. ecc., appare ben più difficile motivare la tipologia costruttiva, che viene correntemente descritta come uno spazio cubico sormontato da un cono.
Che però la forma del vano sottostante il cono sia un cubo mi sembra una generalizzazione eccessiva. È vero che spesso la facciata è piana e che i trulli tendono a seguire l’andamento della strada, se è rettilinea.
Ma è altrettanto vero che facilmente esaltano la forma conica della copertura sin dalle fondamenta. Insomma, i casi di trulli cilindrici o curvi non sono pochi.
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Trulli. Alberobello, 2005

Trulli. Alberobello, 2005
La sommità dei trulli è coronata da forme varie, tra le quali ricorre frequentemente la sfera, ma ho visto anche tronchi di cono rovesciato, prismi, poliedri stellati, e anche forme fiammeggianti. I più ritengono che la singolarissima tipologia derivi dalla capanna, ed è probabile.
Io mi limito a notare che quest’architettura è agli antipodi di quella consueta: in luogo del legante –la calce, il cemento– il muro a secco. E soprattutto in luogo del cubo e del prisma i solidi archimedei di rotazione: il cono anzitutto, ma anche il cilindro dei vani, e la sfera che li sormonta. In luogo della retta, insomma, la curva.
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Tetti. Alberobello, 2005
E queste forme sono perfettamente corrispondenti ai simboli di rotazione che le contrassegnano. Di rotazione astrologica, come il sole, i pianeti e i segni zodiacali. Ma anche quelli d’origine ‘altra’, magica come dicono in loco o alchemico-spagirica come direi io, riguardano una ‘rotazione’: quella continua ciclicità che è l’essenza della Natura.
Insomma, quest’architettura è costruita in evidentissimo rapporto col cielo, e non stupisce che alla sommità di cilindro e cono domini la sfera.
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Trulli. Alberobello, 2005
Ho molta simpatia per questa architettura «spontanea», e molto rispetto per i «mastri trullai», come li chiamano ad Alberobello.
Come certe torri che ho visto in Corsica –circolari, orientate e suddivise secondo uno swastika circolare–, i trulli sono il residuo fossile d’una «antropodiversità» (neologismo che conio sul modello di biodiversità) che dovremmo studiare con maggiore attenzione, e rispettare come uno dei veri segni della variegata civiltà mediterranea.
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