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    Grecia

    Meteore all'alba


La Grecia è un pugno di montagne scagliate nel mare. Ed è straordinario, forse unico che chi ha vissuto costretto tra montagne e mare non abbia sviluppato quella insularità aspra che caratterizza regioni simili bagnate dal Mediterraneo, almeno in antichità, e abbia sviluppato una civiltà che ancora ci nutre.
Non c'è luogo sacro in Grecia che non sia elevato, che sia un'acropoli o l'Olimpo. Non c'è monastero che non s'arrocchi su pendii ripidi. La regione più sacra oggi, la repubblica monastica del monte Athos su cui sventola il vessillo del patriarca di Costantinopoli, è uno sperone montuoso proteso sul mare con pochissimi chilometri di strada asfaltata e un po' di strade battute. In breve bisogna passare dal battello alla jeep e quindi all'asino.

Oggi raggiungere le Meteore è facile con la nuova Egnatia, un'autostrada che da Igoumenitsa conduce sino a Istanbul, attraversando da ovest a est il cuore montuoso della Grecia, passando per l'Epiro e le Meteore. Ma nel '90 ci volevano ore di strade tortuose e strette, scavate sui fianchi delle montagne.
Le meteore sono speroni rocciosi che dominano strette vallate e profili collinari, sui quali è stato costruito un arcipelago di monasteri, che sono perfetto specchio dell'ortodossia.

Il mondo ortodosso è profondamente greco, cioè impregnato di quella insularità che ha sviluppato città stato fiere e combattive. È un arcipelago di chiese indipendenti -autocefale, si dice in gergo- con i propri rituali, le proprie liturgie. V'è una precisa gerarchia che pone al primo posto Roma. Ma è caduta, e quindi lo scettro passa a Costantinopoli, e così via. Nella sostanza le chiese ortodosse sono equivalenti alle poleis greche antiche, ciascuna con le proprie leggi e i propri costumi. Tutto il contrario della piramide univoca del Cattolicesimo, figlio diretto dell'impero romano.
In fondo l'Ortodossia e i suoi monasteri sono perfettamente rappresentati da questo sperone con le sue lame, i suoi denti, le sue anse. Se lo sguardo potesse valicarlo si vedrebbe Kalambaka, la piccola cittadina ai piedi delle meteore, e lontano Patrasso, nel golfo di Corinto. È lontano il mare da qui. Qui soffia solo il vento, soffia dove vuole, direbbe Giovanni.

La foschia in Grecia è rara. Soprattutto in luglio. Ma accade di prima mattina, quando il sole non s'è ancora levato, che veli il paesaggio. M'ero seduto su un parapetto naturale, di roccia nuda, a guardare le Meteore ancora immerse negli ultimi lembi di notte. Non distante sciamava un cono d'api, impressionante. La pianura, invece, era silenziosa. In Grecia può ancora accadere di sperimentare la maestosità della natura e il sacro che la pervade.

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