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    Grecia

    Tinos, al santuario


Sono gli ultimi metri, gli ultimi metri da fare carponi. Restano la gradinata, uno spiazzo, un'altra gradinata, e poi sarà nel santuario.
La signora ha già percorso così quasi un chilometro dal porto. Sempre a quattro piedi, cercando di appoggiare le ginocchia sulla gonna per evitare di spellarsele sino all'osso. Le più attrezzate giungono con i paraginocchia, ma lei no. Forse per ingenuità -magari è il primo pellegrinaggio- forse per il voto promesso. Camminare a quattro piedi per quasi un chilometro sull'asfalto, e in salita, non è piacevole, e tanto meno veloce.
Per lei, che cerca di proteggere le ginocchia col velluto consunto della gonna, è quasi un calvario. Nessuno fa caso a queste signore che arrancano lentamente e a fatica sul selciato, a Tinos, splendida isola cicladica. È la consuetudine. Sbarcano dal traghetto e si trascinano sino al santuario tutti i giorni. Nei giorni di festa sono decine.
Dentro le attende la Megalochari, un'icona miracolosa della Vergine. C'è sempre coda davanti alla Megalochari. Non di rado bisogna attendere un'ora o più, per baciarla. Spesso, quasi sempre la fila si protende oltre il portale, per le scale, serpeggia sul vasto piazzale davanti alla chiesa, dove i megafoni ripetono una litania che induce quasi una trance.
Si giunge con un cero dinanzi all'icona miracolosa. Le navate sono costellate di ex voto, di materiali preziosi o umili, di tutte le dimensioni, appesi come salami. Decine di isole di Cipro, dove in tutta evidenza la Megalochari ha salvato tantissimi soldati durante la guerra contro la Turchia del '74. E poi gambe, occhi, petti, braccia, tutto il repertorio dell'anatomia umana.
C'è anche una nave d'argento con un pesce d'oro conficcato nella chiglia. Un peschereccio fu sbattuto da una mareggiata contro un scoglio e imbarcava acqua, era prossimo ad affondare. Ma qualcuno dell'equipaggio implorò l'aiuto della Megalochari, che pensò di salvarli tutti tamponando l'ampia falla con un pesce enorme.
Si giunge con un cero di vera cera d'api, che effonde un profumo inconfondibile. Ma dura poco: gli inservienti lo spengono subito e lo ripongono in una grande cesta. E finalmente è il momento del bacio. Due inservienti mostrano la Megalochari al fedele, blindata dietro un vetro e una lastra d'argento sbalzato. Il fedele le bacia il viso, ovvero il punto sul vetro corrispondente al viso. Se è fortunato, il punto corrispondente alle labbra. E si farà da parte. Gli inservienti disinfettano rapidamente il vetro con cotone e alcol, e presentano l'icona al prossimo della coda.
La signora ci metterà ancora parecchio tempo per raggiungere la Megalochari. Farà la coda carponi, tra gli altri fedeli in piedi. Infine potrà baciarla anche lei, per un istante.
È accaduto un giorno di luglio del 1989, a Tinos. Sono certo che accada tuttora, ogni giorno.

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