Marcel Duchamp, Con rumore segreto, 1916 (replica del 1964) Forse la storia ha un prologo, che comincia quando un tipo nasconde qualcosa in un rotolo di spago sigillato tra due lastre d’ottone. Il tipo si chiama Marcel Duchamp, chiama l’aggeggio Con rumore segreto. È il 1916. Lo strano oggetto non sfugge a Man Ray, suo amico e compagno di ventura. Pensando al conte di Lautréamont, autore dei Canti di Maldoror, decide di fare le cose in grande. Acquista metri di […]
Di Empedocle agrigentino, il primo filosofo a teorizzare i quattro elementi, si racconta che sapesse suscitare e fermare i venti. E che un giorno sia salito sull’Etna. Sull’orlo del cratere restò solo il suo calzare di bronzo. Etna, anni ’80
La signora sferruzza sulla porta del bagno 115 e guarda gli aquiloni. “Mi piacciono tanto. Quando eravamo piccoli li facevamo con la carta di giornale, le canne tagliate in quattro, e la colla fatta con la farina. Andavamo su, alla rocca Malatestiana. Ma bastava un colpo di vento e s’impigliavano sui fili della luce. E dovevamo ricomnciare daccapo: carta, canne e farina”.
Ninfeo di Erode attico, 1988. Olimpia, Grecia Per godersi Olimpia bisogna pernottare, e levarsi all’alba. Di giorno è un continuo andirivieni di pullman, frotte infinite di turisti e guide. Di giorno conviene andare al museo, meno frequentato, ad ammirare ciò che resta.
Ossario del monastero di Dionisio, 2009. Aghion Oros (monte Athos), Grecia Sulla penisola del monte Athos dalle coste impervie e scoscese, all’estremo lembo orientale della penisola calcidica, sorgr una ventina di monasteri e alcuni piccoli villaggi della comunità ortodossa.
La Grecia è un pugno di montagne scagliate nel mare. Ed è straordinario, forse unico che chi ha vissuto costretto tra montagne e mare non abbia sviluppato quella insularità aspra che caratterizza regioni simili bagnate dal Mediterraneo, almeno in antichità, e abbia sviluppato una civiltà che ancora ci nutre.
Il signor cestaio. Volax, Tinos, 1989. Nel cuore di Tinos, a discreta altitudine, si trova una vallata pietrosa costellata da rocce granitiche tondeggianti. La leggenda vuole siano piovute dal cielo, e in effetti vi si respira un’aria vagamente lunare. Al termine della strada c’è un crocchio di case sparse a caso, come un lancio di dadi.
Monastero di Kechrovouni, Tinos, luglio 1989. L’icona miracolosa di Tinos, la Megalochari -Grazia infinita, tradurrei- è un ritrovamento recente, dell’Ottocento. Ma è considerata antichissima, addirittura precedente la lunga, secolare stagione bizantina. Studiosi affermano con convinzione che l’abbia dipinta proprio Luca, l’Evangelista. Anche il ritrovamento ha del miracoloso.
Sono gli ultimi metri, gli ultimi metri da fare carponi. Restano la gradinata, uno spiazzo, un’altra gradinata, e poi sarà nel santuario. La signora ha già percorso così quasi un chilometro dal porto. Sempre a quattro piedi, cercando di appoggiare le ginocchia sulla gonna per evitare di spellarsele sino all’osso. Le più attrezzate giungono con i paraginocchia, ma lei no. Forse per ingenuità -magari è il primo pellegrinaggio- forse per il voto promesso. Camminare a quattro piedi per quasi un […]