Marcel Duchamp, Con rumore segreto, 1916 (replica del 1964) Forse la storia ha un prologo, che comincia quando un tipo nasconde qualcosa in un rotolo di spago sigillato tra due lastre d’ottone. Il tipo si chiama Marcel Duchamp, chiama l’aggeggio Con rumore segreto. È il 1916. Lo strano oggetto non sfugge a Man Ray, suo amico e compagno di ventura. Pensando al conte di Lautréamont, autore dei Canti di Maldoror, decide di fare le cose in grande. Acquista metri di […]
In questa celebre foto che ritrae Gandhi e il suo arcolaio in primo piano, la Bourke-White sta variando uno schema visivo tratto da vedute di New York della Abbott e di Feininger, scattate tra la fine degli anni ’30 e i primi anni ’40, in cui l’Empire State Building s’impone col suo titanismo, ma sbiadito, quasi immateriale. Ed è il meccanismo che innesca il ‘senso’ dell’immagine, non a caso divenuta icona dell’azione gandhiana.
La famiglia Alonzo, Scordia, 1904. Foto di Raimondo Palermo I FORMATI FOTOGRAFICI NELLE FOTO DI FAMIGLIA Da tempo custodisco alcune foto del ramo paterno della famiglia, che a sua volta mia zia teneva con cura. Malgrado ciò mostrano i segni del tempo, e dunque mi son dato a una sorta di restauro digitale. Questa foto di famiglia è stata scattata nel 1904, quando mia nonna Maria –in piedi davanti al padre Gesualdo Alonzo– aveva due anni.
Le origini dei trulli non sono ben chiare, ma sembra che nel Seicento un Serbelloni Mazzanti Vien dal mare, precisamente il conte Giangirolamo II Acquaviva Orsini Del Balzo D’Aragona, abbia imposto di costruire senza cementi. Così avrebbe aggirato il divieto di costruire nuove città senza il permesso del re, e perciò avrebbe imposto la costruzione a secco: per poter consentire la rimozione degli edifici in caso di controlli. .
Nel 1984 la Thames & Hudson pubblica i lavori fotografici di David Hockney, Camera Works. È una raccolta della sua ricerca intensa e geniale realizzata con fotocollage di Polaroid (Composite Polaroids) e stampe da pellicola (Photographic collage).
di Richard Avedon Dall’inizio della primavera del 1979 trascorsi i mesi estivi viaggiando attraverso l’Ovest, dirigendomi presso le stazioni di servizio degli autotreni, i recinti per il bestiame, camminando tra la folla nelle fiere alla ricerca dei volti che desideravo fotografare. La struttura del progetto mi fu chiara quasi sin dall’inizio e ciascun nuovo ritratto doveva trovare la sua collocazione all’interno di quella struttura.
Dosso Dossi, Giove, Mercurio e la Virtù, 1523-24 La pittura ha natura ermafrodita. È il luogo del non luogo. Piuttosto che una topologia, rende visibile una utopologia, una sapienza del luogo utopico, luogo sottratto alle cure dell’uomo, non abitabile: il non luogo. La sua planitudine è crocicchio di metamorfosi perpetue: la materia diviene linguaggio, il linguaggio materia. Incessantemente.
Alex Webb, fotografo Magnum, ha raccolto trent’anni di scatti in The suffering of Light, da cui appare evidente la sua ricerca sulla doppia cornice. Si potrebbe parlare di scatole cinesi, ma sarebbe in parte fuorviante: gli elementi che compongono le scatole cinesi sono sostanzialmente analoghi. . Cosa intendo con doppia cornice? La foto è una “cornice”: ritaglia e incornicia una porzione di visibile.
INTERVISTA ESCLUSIVA DI RONG JIANG A ROBERT FRANK | NEW YORK, 22 LUGLIO 2007 . . ◊ Come ha avuto l’idea di fare questo viaggio negli Stati Uniti e realizzare il progetto The Americans? RF: All’epoca ero già stato negli States per 8 o 9 anni e non avevo ancora visto molto eccetto un giro d’un giorno nel New Jersey e un viaggio a St. Louis.
Intervista radio del 1958 a Henri Cartier-Bresson, dalla serie I fotografi famosi dicono come, di Candid Recordings Audio . . HCB per me la fotografia è riconoscere in una frazione di secondo il significato d’un evento e simultaneamente individuare l’organizzazione precisa della forma che conferisce a quell’evento la sua espressione appropriata.
Nel 1952 esce l’edizione inglese di Images à la sauvette di Henri Cartier Bresson. In copertina un papier découpé di Matisse, il titolo sintetizza la filosofia di Cartier Bresson: The decisive moment. “Non c’è nulla al mondo –spiegava il celebre fotografo– che non abbia un momento decisivo”. Da allora il “momento decisivo” è divenuto la chiave di volta del fotogiornalismo e della foto di strada.
Disdéri, in certo senso, è il nonno di Warhol. È l’artefice dell’immagine in serie, dell’immagine di massa. Nel 1854 brevetta la carte de visite fotografica, un’immagine di 8,5×6 centimetri che permette la ripresa simultanea di otto fotografie sulla stessa lastra. L’immagine-condominio, insomma.