In questa celebre foto che ritrae Gandhi e il suo arcolaio in primo piano, la Bourke-White sta variando uno schema visivo tratto da vedute di New York della Abbott e di Feininger, scattate tra la fine degli anni ’30 e i primi anni ’40, in cui l’Empire State Building s’impone col suo titanismo, ma sbiadito, quasi immateriale. Ed è il meccanismo che innesca il ‘senso’ dell’immagine, non a caso divenuta icona dell’azione gandhiana.
La famiglia Alonzo, Scordia, 1904. Foto di Raimondo Palermo I FORMATI FOTOGRAFICI NELLE FOTO DI FAMIGLIA Da tempo custodisco alcune foto del ramo paterno della famiglia, che a sua volta mia zia teneva con cura. Malgrado ciò mostrano i segni del tempo, e dunque mi son dato a una sorta di restauro digitale. Questa foto di famiglia è stata scattata nel 1904, quando mia nonna Maria –in piedi davanti al padre Gesualdo Alonzo– aveva due anni.
Signora, posso farle una foto? Quella domenica avevo cominciato a far foto prima dell’alba, sinché le campane m’avevano attirato verso una chiesetta del paese vecchio, Chora. I Patmioti cominciavano a sciamare, dopo la liturgia, col pane benedetto che avrebbero mangiato nel corso della settimana.
Le origini dei trulli non sono ben chiare, ma sembra che nel Seicento un Serbelloni Mazzanti Vien dal mare, precisamente il conte Giangirolamo II Acquaviva Orsini Del Balzo D’Aragona, abbia imposto di costruire senza cementi. Così avrebbe aggirato il divieto di costruire nuove città senza il permesso del re, e perciò avrebbe imposto la costruzione a secco: per poter consentire la rimozione degli edifici in caso di controlli. .
Nelle stagioni fredde il mare ogni tanto va via, sparisce, si ritira anche per centinaia di metri. Nella sua ritirata prepotente il mare inventa una nuova geografia, modella catene montuose, altopiani, fiumi e canyon. Allora, d’un tratto, un popolo si riversa su questa nuova terra effimera.
Casalborsetti – Il mare soffoca ogni estate sotto l’orda d’abbronzanti, ma in autunno torna a respirare, a mostrarsi come immensità, e chi lo ama torna a frequentarlo in solitudine. Così, passeggiando, d’un tratto scorgo un quadro di Friedrich, il Monaco sulla spiaggia, vivente, domestico.
Come ti chiami? S’è seduto al tavolo accanto al mio, ha ordinato un bicchiere di vino. Tutti, intorno a lui, conversano. E io sono solo. Quindi si rivolge a me, e intavola un discorso. Mario.. Mario? Mario… cioè Qemal. Kemal? Come Atatürk? Sì, come lui, grande uomo Atatürk! . Qemal Sak… da Durazzo, Albania.